IL Mondo di Lucy M

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view post Posted: 21/6/2019, 04:07     +1LA MADRE SENTE IL FIGLIO URLARE APPENA LO VEDE SVIENE. - RACCONTI

Nella notte la madre sente urlare il figlio dal dolore, appena lo vede cade giù per terra svenuta

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Un ragazzo di 13 anni è rimasto con un buco nero di 50 punti nel braccio dopo essere stato morso da un ragno vedova nera, così riporta il quotidiano Mirror. Jamie Harrison dormiva quando il ragno gli affondò le zanne svegliando il ragazzo dolorante sulla sua pelle del braccio. E presto il braccio si gonfiò con una grande bolla e un centro nero stillante. Dopo un viaggio nel GP, il padre di Jamie, David, 45 anni, lo ha portato da A & E dove un medico ha confermato di essere stato morso da una vedova nera – i cui morsi producono necrosi della carne.
L’adolescente fece una smorfia attraverso il processo di estrazione “a causa del dolore”, lasciando un buco aperto di 50 punti all’interno del suo braccio sinistro. Jamie, di Torbay, Devon, ha dichiarato: “E ‘stato davvero orribile, il morso era diventato nero e aveva pus. Volevo solo liberarmene perché era scomodo e sembrava orribile”.

“Il dottore dell’ospedale ha capito subito che si trattava di un morso di vedova nera e mi ha detto che dovevano tirar fuori tutto il pus. Ha poi usato le sue mani per spremere tutto, era così doloroso”.

“È riuscito a spremere tutto, è stato un sollievo quando era tutto fuori, ma si è lasciato dietro un buco abbastanza grande delle dimensioni di un pezzo da 50punti”. Jamie è stato morso alla fine di giugno e, dopo gli sforzi compiuti dalla segretaria Sarah Harrison, 40 anni, per curare il morso, è andato al Torbay Hospital A & E.

Lì il morso è stato drenato e la cavità è stata ricomposta con una garza chirurgica. All’adolescente è stato somministrato un ciclo di antibiotici della durata di quattro settimane ed è stato lasciato con relativa cicatrice. Jamie ha dichiarato: “In seguito mi sono sentito un po ‘meglio perché non mi faceva male al tatto, ma per tre settimane non sono riuscito a nuotare con i miei compagni in spiaggia, il che era abbastanza fastidioso.” Ha poi continuato: “Non pensavo davvero che i ragni potessero farlo in questo paese e fare questi danni”.

“Non ero abituato a essere infastidito dai ragni ma ora che mi è successo tutto questo – mi tengo ben lontano da loro. “Sono solo felice che sia guarito. Se qualcuno si trova in una situazione simile, consiglio di andare all’ospedale e farlo subito, altrimenti può diventare davvero pericoloso”.



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view post Posted: 21/6/2019, 02:57     +1Lei è Noa. - PARLIAMONE INSIEME

Lei è Noa.



Lei è Noa. Dopo essere stata molestata durante la festicciola di una compagna, dopo essere stata abusata nel bel mezzo di un'altra festa di classe, lei viene stuprata da due uomini. Per strada. Lei cammina. Loro le vanno incontro. La acchiappano. Le mettono le mani addosso. Le alitano addosso. La spogliano. La violentano. Loro si muovono. Lei è ferma. Loro sono agitati. Lei è terrorizzata. Loro si elevano verso il piacere. Lei implode nel dolore. Loro hanno goduto. Lei è morta. Loro se ne vanno dalla sua vita. Lei resta nella sua vita. Lei rimane a fare i conti con i loro residui organici. Materiale di scarto abbandonato. Lei è Noa. Ci sono giorni in cui fa fatica a parlare. Ci sono giorni in cui fa fatica a respirare. Lei non dice nulla. Ha paura. Si vergogna. Lei ha solo 14 anni. Il suo corpo è rimasto sporco. Lei si sente una criminale. Lei che non ha mai rubato nemmeno una caramella. Viene ricoverata in tre istituti. Non riesce nemmeno a mangiare. Lei non vuole mangiare. Lei non vuole nemmeno bere. Lei vuole solo morire. Vuole essere lasciata in pace. Lei vuole pace. Il suo corpo si nutre attraverso un sondino che le entra dal naso. Lei ha 17 anni. Finalmente trova il coraggio di andare a denunciare i due uomini che l’hanno violentata. Lei ora è seduta davanti ai poliziotti. Lei vuole parlare. Lei vorrebbe parlare, raccontare. Ma la sua bocca non si apre. La sua bocca non vuole far uscire le sue parole. Lei ha paura. Ha paura dei poliziotti. La mamma spera che la figlia conosca un ragazzo e si innamori. Spera in un lavoro. Spera nella vita. Lei smette di andare a scuola. Contatta di nascosto una clinica per il suicidio assistito. Le dicono di ripassare quando avrà compiuto 21 anni. Lei è disperata. Non può aspettare così tanto. Noa beve una bottiglia di birra, fuma una sigaretta, fa un giro in motorino. Poi basta. Muore di fame e di sete. Con la mamma accanto. Con la sorella e il fratello. Con i medici che le somministrano cure palliative per non farla soffrire. Lei è Noa.

PER TE DOLCE NOA

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view post Posted: 21/6/2019, 02:45     +1Lei è Valentina. - PARLIAMONE INSIEME

Lei è Valentina.



Lei è Valentina. Ha 19 anni. È una ragazza di Adrano, in provincia di Catania. La sera del 23 luglio 2010 partecipa a una festa in una villetta con quattro amici, due ragazze e due ragazzi. Uno degli uomini è Nicola Mancuso, sposato e padre di 3 figli, con il quale Valentina avrebbe una relazione. Il giorno dopo, Valentina viene trovata impiccata. Scoperto il corpo, nessuno si prende la briga di fare un salto dai genitori. Lo sapranno soltanto dieci ore dopo. E si ritroveranno la figlia avvolta in un sacco, con una corda stretta al collo. Questa è l’ultima immagine della loro bambina. Il 24 luglio è sabato. Siamo in Sicilia. Fa caldo. Il mondo è in spiaggia. Il pubblico ministero di turno non ritiene di andare a buttare un occhio sul posto. I rilievi sul corpo non vengono effettuati da un medico legale, ma da una dottoressa specializzata in pediatria, la quale dirà di non aver nemmeno toccato il cadavere, perché così le hanno ordinato i carabinieri. La villetta non viene sequestrata. Gli amici vanno a dare una bella ripulita. Non viene disposta l’autopsia, che viene fatta solo sei giorni dopo su richiesta dei genitori. Valentina è piena di lividi: sulle braccia, le gambe, il collo. Ha l’alluce fratturato. L’unghia saltata. Non vengono acquisiti i tabulati della vittima. Da quelli degli amici risulta che a partire dalle 23.09 si sono chiamati tra di loro, per tutta la notte. Ma non c’è nessuna chiamata per Valentina. Loro dicono di essersi allontanati dalla villetta per andare a comprare un “pippotto” di cocaina. Questo è il quadro iniziale. La procura di Catania non ha dubbi: si tratta di suicidio, e chiede l’archiviazione. La famiglia di Valentina alza le barricate. La procura generale prende in mano l’inchiesta, mette al lavoro i Carabinieri del Ris, vengono trovate tracce di sangue di Nicola Mancuso sotto la scarpa della vittima. Mancuso viene arrestato, rilasciato, poi arrestato ancora per traffico di droga e condannato a 14 anni di carcere. Ora è sotto processo per l’omicidio di Valentina Salamone. Siamo alle battute conclusive. L’accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo.
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#carmeloabbate #storienere #valentinasalamone

view post Posted: 21/6/2019, 02:42     +1LA BRUTTISSIMA STORIA DI MARIAM. - PARLIAMONE INSIEME

LA BRUTTISSIMA STORIA DI MARIAM.



Lei è Mariam. Lei ha 18 anni. È di Ostia. Lei ha un sogno. Studiare. Fare Ingegneria. La sua famiglia la sostiene. Lei si trasferisce in Inghilterra, a Nottingham. Studia, si fa degli amici, è felice. È il 20 febbraio del 2018. È sera. Lei è alla fermata dell’autobus. In centro. Loro sono in sei. Sono tutte ragazze. Si avvicinano. Le parlano. Sono sue coetanee, potrebbero essere sue amiche. Lei non le conosce. Loro la insultano. Lei risponde. Si difende. Loro non gradiscono. Si incazzano. Ora sono belve. Le sono addosso. La picchiano. Non le dicono il perché. Picchiano e basta. Lei è sola. La prendono a calci nello stomaco. A pugni in faccia. Nessuno interviene. Lei tenta di scappare. Sale su un autobus. Loro la seguono. Non la mollano. La acchiappano. Vogliono divertirsi. Due picchiano, le altre filmano. Avranno un bel video da postare sui social. Lei chiede aiuto. Loro ridono. Interviene l’autista. Loro se ne vanno. Miriam non si regge in piedi, ma è salva. L’incubo è finito. Lei si trascina a casa. Le fa male la testa. Va in ospedale. Racconta ogni cosa. I medici le trovano alcune macchie nel cervello. Ma non chiamano la polizia, e la dimettono dopo alcune ore. Non è nulla di grave. Lei torna a casa. Si mette a letto. Sta male. Sta troppo male. La portano in ospedale. Ha una emorragia. Entra in coma. I genitori pregano. Le ragazze vengono rintracciate e fermate. Alcune sono minorenni. Una si dichiara innocente, due colpevoli, tre prendono tempo. Lui è Athem. Lui è il papà di Mariam. Lui vuole sapere perché. Loro non rispondono. Vengono rimandate a casa. Sono libere. Mariam Moustafà muore dopo 22 giorni di agonia. Il padre è disperato. Invoca giustizia. Arrivano le prime sentenze: una ragazza è stata condannata a 8 mesi, una a 12 mesi, da passare in comunità. Per le altre si dovrà attendere. Il padre di Miriam è incredulo, arrabbiato. Per la Corte inglese sarebbe impossibile collegare la morte della figlia alle botte ricevute.

view post Posted: 21/6/2019, 02:29     +1QUESTA è SOLO UNA FACCIA. - PARLIAMONE INSIEME

QUESTA è SOLO UNA FACCIA.



Lei è solo una faccia prestata a questa storia. Lei non ha un volto. Non ha nemmeno un nome. Aveva una vita. Le è stata sequestrata. È il 28 gennaio del 2006. Bussano alla sua porta. È sera. Lei sta cucinando. Ha la padella sul fuoco, sta rosolando la cipolla. Apre la porta. È in pigiama. Sono i carabinieri. Sono venuti a prenderla. Deve seguirli in caserma. C’è il compagno in casa. In caserma pure lui. C’è la bambina in casa, ha 5 anni. In caserma pure lei. Nessuna spiegazione. Lei e il compagno sono in arresto. Pedofilia. Pronunciano proprio quella brutta parola. Lei e il compagno avrebbero violentato la bambina. La sua bambina. La figlia viene portata in un’altra stanza. Poi al pronto soccorso, dove i medici la visitano e non trovano né ferite né segni. Poi in una casa famiglia. Poi in comunità. Infine viene affidata alla nonna materna. Lei viene sbattuta in prigione. Oltre un mese in isolamento. Incide tacche sul muro per contare i giorni. Va agli arresti domiciliari. Ci resta quasi un anno. Non può vedere la sua bambina. Prima di uscire di casa, chiama la mamma per sapere dove hanno intenzione d’andare, in modo da evitarle. Non può correre il rischio di incrociare sua figlia. Come lo spiega a una bambina che la sua mamma deve starle lontana? Alla base dell’accusa c’è la testimonianza della badante di una vicina di casa. Ha sentito la bambina piangere, ha sentito frasi dei genitori ritenute significative. I carabinieri piazzano telecamere nascoste in casa. Dai fotogrammi si vede il compagno seminudo prima di andare a fare la doccia, la bambina sul letto, lui che la prende per le gambe. Sembra le stia divaricando. In realtà le sta facendo fare una capriola. La bambina viene sentita in incidente probatorio e non parla di violenze sessuali. Lei e il compagno vengono condannati in primo grado a 5 anni di carcere. Lei e il compagno sono stati assolti in appello perché il fatto non sussiste. Prego, vada pure, ci siamo sbagliati. Intanto sono passati 14 anni. Lei ha 47 anni. La sua mamma è morta di tumore. Lei e il compagno si sono lasciati. La figlia, che ora ha 19 anni e vive con lei, quando ha saputo che era finita, ha detto: finalmente ricominciamo. Insieme.
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#carmeloabbate #storienere

view post Posted: 19/6/2019, 00:12     +2MARE - CREATIVITA' DI LUCY

MARE_2



Edited by lucy1 - 20/6/2019, 13:57
view post Posted: 17/6/2019, 19:33     +1ESTATE. - CREATIVITA' DI LUCY

Mare_1



Edited by lucy1 - 17/6/2019, 21:34
1051 replies since 9/1/2010