IL Mondo di Lucy M

LA NOTTE DI SAN GIOVANNI

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view post Posted on 23/6/2016, 16:54     +1   -1
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Lucy

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" la notte di San Giovanni è il tempo in cui i pianeti ed i segni zodiacali concorrono a caricare di virtù le pietre e le erbe. E' una notte magica, la notte dell'impossibile, dei prodigi, degli inganni, degli influssi malvagi e delle streghe" che la tradizione vuole vedere danzare sotto un noce (pare che in lunigiana nella Valle del Taverone, ancor oggi le streghe effettuino il loro sabba attorno alla secolare quercia di Morian ad un tiro di schioppo dalla Pieve di Venelia). E' la notte dei falò che i nostri vecchi accendevano per perpetuare un rito magico interpretato da alcuni studiosi come magia purificatrice atta a scacciare i demoni e le forze occulte della natura. La terra si imbeve di strani influssi, le erbe medicinali, madide di rugiada, acquistano maggiore efficacia e la vite rende agli acini dei grappoli, si dice, la prima goccia di succo. Il Felce maschio, ad esempio, nella notte di San Giovanni fiorisce e sfiorisce per il fatto che a mezzanotte lascia cadere il proprio seme e, chi lo trova, sarà fortunato e rinverrà, chissa dove, un prezioso talismano. Il Prezzemolo bollito e messo in infusione preserverà dall'invidia, dalla stregoneria e dal malocchio. Le ragazze, per trovare l'amore, dovevano, sempre nella notte solstiziale, strofinare sulla Mentuccia dei campi, la parte più intima del corpo. I Contadini, dal canto loro, erano fermamente convinti che inumidendosi il viso con le foglie di Tarassaco, imbevute di rugiada, avrebberero combattuto i malanni.
La gente dei campi festeggiava San Giovanni, non solo per un fatto propiziatorio, quanto per un'esigenza purificatrice. La terra, infatti, dopo il raccolto aveva la necessità di essere purificata dalla rugiada per essere pronta a ricevere la nuova semina. Il contadino, nella sua straordinaria saggezza, sempre nel corso della magica notte di Giugno, usava interpretare il volo delle lucciole. A seconda della baluginante danza degli insetti, si tentava di indovinare l'andamento e quindi le fortune o le sfortune dell'anno agricolo affidandosi alla cabala della natura. Se le lucciole volavano rasentando i fossi si sarebbe trattato di un'estate torrida e siccitosa; in caso contrario, se volavano lambendo i rami delle siepi e delle piante e cioè si portavano verso l'alto, l'estate sarebbe stata fresca e piovosa. Un altro singolare espediente per conoscere l'andamento meteorologico si otteneva esponendo dodici fette di cipolla, corrispondenti ai 12 mesi dell'anno. Nella mattinata del 24 Giugno, le fette nelle quali la rugiada risultava più abbondante, indicavano i mesi più piovosi.
Ed inoltre, secondo un'antichissima tradizione montanara, si dice che chi rompeva un uovo nell'acqua bollente, sempre nella notte del 23 Giugno, otteneva la sagoma di una barca a vela, mentre c'era chi nascondeva uno specchietto sotto il cuscino per vedere le sembianze del diavolo che, alla mezzanotte, mostrava il suo vero volto. Collane d'aglio venivano esposte davanti alla porta di casa, mentre un'altra tradizione della bassa padana, dal reggiano al mantovano, voleva che il rezdor, munito di aglio, si aggirasse nella notte di San Giovanni per la casa e scacciasse i folletti e gli spiriti maligni che si sarebbero annidati negli angoli più reconditi delle stanze, della cantina, del solaio, della stalla e del pollaio dove la benedizione pasquale del prete non era arrrivata. Mentre in Lunigiana e Garfagnana le incursioni di streghe, streghi e folletti venivano neutralizzate, sempre con aglio e facendo bruciare falò nei campi al rintocco delle campane all'ordinotte. Fortunatissimo era considerato colui o colei che in questa notte avesse visto o incontrato un gufo (portatore di saggezza e di fortuna). Ad una sorte diversa e totalmente contraria potevano incappare coloro che avevano la sventura di avere un incontro ravvicinato con uno o più pipistrelli all'interno della casa. Immediatamente si doveva fare uscire la bestiaccia e quindi spargere sale sul pavimento sorvolato dal vampiro, quindi le massaie avevano il compito di legare agli "scuri" mazzetti di aglio allo scopo di tenere lontano l'indesiderato ospite.
Lorenzo Sartorio, "Sulla strada dei fantasmi"

 
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view post Posted on 24/6/2016, 17:33     +1   -1
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La notte di San Giovanni: il solstizio d’estate!



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Tutte le festività che propiziavano luce e calore devono aver funzionato molto bene, visto il caldo dei giorni scorsi! Tra il 21 e il 25 giugno si celebra infatti il trionfo del Sole, nel giorno che ci regala più ore di luce in assoluto, quello del solstizio d’estate.



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Essendo la notte più breve dell’anno, veniva ritenuta quella in cui le forze del bene hanno maggior forza nello scacciare le tenebre, anche se è noto che, dopo la festa di mezz’estate, la luce comincerà lentamente a farsi più debole, fino a tornare a farsi equivalente alla notte, qualche mese dopo, quando avverrà l’equinozio d’autunno.



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Anche per noi, nel mondo moderno, si tratta di un periodo importante, infatti il 21 giugno secondo il nostro calendario inizia la stagione più amata da tutti, l’estate. Anche nel passato, presso tutte le culture, la giornata più lunga dell’anno veniva salutata con festività e celebrazioni: vediamo quali!



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Fuochi nella notte di San Giovanni a Torino




Elfi e fate: Litha e midsummer

Il Venerabile Beda, nel suo De tempore ratione, ci dice che le antiche popolazioni anglosassoni chiamavano i mesi di giugno e luglio con i nomi di Ærra Liþa e se Æfterra Liþa, ovvero Mese di Litha e Tardo mese di Litha. Si ritiene pertanto che Litha fosse una celebrazione estiva di stampo pagano, probabilmente celebrata nella notte di luna nuova, prima del solstizio d’estate. Anche il sommo Tolkien, uno studioso che amava particolarmente l’antichità e che conosceva bene le tradizioni ed i calendari in uso presso i popoli anglosassoni, dà il nome di Lithe ai festeggiamenti elfici in onore alla luce e alla bella stagione.


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Si tratta di una notte speciale, dove tutto può avvenire, e ben lo sapeva Shakespeare, il cantore delle fate di Sogno di una notte di mezz’estate, che con il suo componimento porta in scena parte della tradizione legata alle fate e ai sortilegi che aveva a che vedere proprio con questo momento dell’anno.



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Heinrich Fussli: Sogno di una notte di mezza estate. (1790)
L’ immagine mostra il momento in cui Titania, ridestatasi, tra i folletti e le fatine e altri esseri fantastici, vede Bottom e se ne innamora istantaneamente e follemente. ( Notare che Bottom ha una testa d’ asino per l’incantesimo operato da Oberon).






La notte di San Giovanni


Come sappiamo, il mondo cristiano ha spesso ricalcato festività pagane, dedicandole a santi ed eventi legati alla nuova ideologia religiosa. Forse non è un caso se la nascita di San Giovanni venga celebrata il 24 giugno, sei mesi prima di quella di un altro bambino molto importante, che sui nostri calendari festeggiamo nella notte tra il 24 ed il 25 dicembre, Gesù.

Se Gesù nasce proprio nella notte più lunga dell’anno, durante il solstizio invernale, come speranza di una luce che si farà sempre più vivida e forte, Giovanni il Battista si trova al lato opposto del cerchio stagionale, venendo alla luce proprio nel giorno in cui le forze positive sono al culmine.




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Dipinto di Raffaello che ritrae Maria con il figlioletto Gesù ed il nipotino Giovanni






Un tempo, presso i romani, le porte dei solstizi, che conducevano all’inverno e all’estate, erano presidiate da Giano, il dio dal doppio volto, festeggiato dai collegia romani proprio il 24 giugno ed il 27 dicembre. Se prendiamo in considerazione il fatto che Giano e Giovanni (Janus e Johannes) siano effettivamente due nomi simili, possiamo aprire il calendario e vedere quale santo venga festeggiato dunque il 27 dicembre, magari non stupendoci più di tanto, scoprendo che si tratta di San Giovanni Evangelista.




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Giano bifronte






I due San Giovanni (che furono due persone distinte, il primo fu il Battista, cugino di Gesù, dal quale quest’ultimo venne battezzato, mentre il secondo fu il Giovanni che scrisse il vangelo contenente le profezie dell’Apocalisse) sono dunque i custodi delle porte del tempo, al posto del romano dio Giano.


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Nella notte di San Giovanni, il 24 giugno, si accendono grandi fuochi propiziatori e si dice che sia un momento speciale, dove tutto può avvenire, proprio come la fatata notte di mezz’estate cantata anche da Shakespeare, in piena tradizione anglosassone.



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Un proverbio popolare veneto recita: La note de San Zuene destina mosto, sposalizi, gran e pane, cioè la notte di San Giovanni destina il mosto, i matrimoni, il grano e il granturco, e questo ci porta a comprendere l’importanza rivestita da questo periodo per i raccolti (che si trovano in un momento culminante), le unioni matrimoniali (che venivano celebrate nella bella stagione e porteranno alla nascita di nuove famiglie) e quindi per il benessere dell’intera comunità.



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Dipinto del Caravaggio che raffigura la decapitazione di San Giovanni Battista.





Un altro proverbio istriano dice: San Giovanni col su’ fogo el brusa le strighe, el moro e’l lovo, cioè San Giovanni, col suo fuoco, brucia le streghe, le tenebre e il lupo, mostrando il potere benefico e purificante dei fuochi accesi in questa notte, che avevano la facoltà di scacciare i pericoli.

Coloro che nascevano in questa notte particolare erano ritenuti detentori di particolari doti magiche, un altro proverbio dice: Chi nasci la note de San Zuene no vedi strighe e no sogna fantasme, quindi avrebbe la particolarità di tenere lontane le forze oscure.
Diavoli, erbe e streghe



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Proprio durante la notte di San Giovanni, si diceva che le streghe usassero radunarsi intorno agli alberi di noce, in particolare è famoso il noce di Benevento. Perchè proprio sotto quest’albero? Dal momento che le campagne in questa particolare notte ardevano di falò benefici, le streghe non avrebbero proprio saputo dove nascondersi, ed il noce sarebbe stato il loro ultimo rifugio.


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"Midsummer Eve" by Edward Robert Hughes (1851-1914)





Molti ricettari medievali mettono in chiaro che per ottenere le proprietà magiche di determinate erbe, sia necessario coglierle durante la notte di San Giovanni. Ad esempio la radice di Mandragora andava legata alla coda di un cane nero, che l’avrebbe estratta così dal terreno, restando vittima del suo potere letale, salvando così colui che poi l’avrebbe raccolta e portata a casa per usufruire dei suoi grandi poteri terapeutici. L’Artemisia andava colta camminando all’indietro, per far perdere al demonio le proprie tracce.



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Hypericum perforatum

L’iperico invece era chiamato anche erba scacciadiavoli, e si dice che nacque proprio dal sangue di San Giovanni e per questo il diavolo avesse cercato di distruggerla, trafiggendola più volte ma riuscendo solo a perforarne le foglie. Quest’erba ha proprietà calmanti, agendo in modo da allontanare i cattivi pensieri.

Le foglie dell’iperico sembrano piene di tanti piccoli fori, ecco da dove viene la leggenda.


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Il fuoco e l’acqua, il Sole e la Luna, i falò e la rugiada del mattino, sono gli elementi centrali di questa festività. Si diceva che la prima rugiada all’alba del 25 giugno possedesse poteri curativi, utili anche per far crescere i raccolti e per rendere fertili le donne. Il fuoco invece scacciava le streghe (che vagavano per le campagne alla ricerca delle erbe magiche che potevano essere raccolte solo in questo momento) e portava rinnovamento; si usava infatti ardere cose vecchie o fantocci che rappresentavano la malasorte. Si saltava il fuoco, assicurandosi benessere per tutto l’anno, e al mattino si compivano tre giri intorno alle ceneri spente, dopodiché le si raccoglievano e si spalmavano sulle braccia o sul viso.


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Caravaggio San Giovanni Battista (partic.)




Acqua e fuoco sono anche i due elementi chiave del battesimo impartito da San Giovanni, che infatti, secondo il Vangelo di Luca, disse “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.



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Venere e Adone è un dipinto a olio su tela (186x207 cm) realizzato nel 1553 dal pittore italiano Tiziano Vecellio. È conservato nel Museo del Prado di Madrid.



Adone e Afrodite


Ad Antiochia ed Alessandria si celebravano in questo periodo le Adonie, festività in onore di Adone, il bellissimo dio, amante di Afrodite, che potrà rimanere al suo fianco per qualche tempo, ma che poi dovrà tornare nel regno dei morti, proprio come per Persefone che si riunisce alla madre Demetra o la sumera Inanna che ritrova il suo Dumuzi.



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In questo caso le celebrazioni mettono in atto ancor più consciamente il fatto che il momento di pienezza e gioia che vede l’unione amorosa di Afrodite ed il suo paredro durerà solo qualche mese, dopodiché la natura tornerà a farsi fredda e spoglia e la luce s’indebolirà, lasciando il posto alle tenebre.



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Insomma, la ruota cosmica è pronta a girare ancora una volta, e non a caso alla viglia di mezz’estate si usava dare fuoco a una ruota e poi lasciarla rotolare giù da una collina, prevedendo buona sorte se questa riusciva ad andare lontano.




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